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mercoledì 18 aprile 2012

Pupazzo di neve

Mi ricordi tanto i pupazzi di neve .
 Non sei altro che un freddo burattino di ghiaccio che finge emozioni di cui non conosce neppure il sapore solo per il gusto di sentirsi vivo ed amato.
 Non sei più forte di me,semplicemente non sei in grado di soffrire perchè nessuno te l'ha insegnato e poi i tuoi occhi di bottone non possono versare lacrime.Con quegli occhi puoi fingere di scrutarmi dentro,ma scivolano solo in superficie.
Ed io non voglio essere il tuo burattino con la minigonna che ti piace tanto e quell'aria da stronza che però ti regge il gioco. Non voglio e non ne ho l'intenzione perchè tu sei l'essere più falso che abbia mai abitato questa terra,sei incolore inodore ed insapore proprio come la neve. E come lei non sei eterno: ti scioglierai appena verrà la luce su di te,sui tuoi giochini malati e sulle tue ripicche contro gli altri,ti scioglierai e ti ridurrai in una pozzanghera appiccicaticcia . Ed io nella tua melma,nella tua merda,non voglio entrare perchè quel tuo ghiaccio può anche brillare come un diamante ma è solo fango un pò più bianco. Ed io sono una rosa,le rose non crescono nel fango e nella neve soffocano...
Io sono le labbra piu buone che tu abbia mai baciato,sono la risata più bella che tu abbia mai provocato,sono il cuore più puro che tu abbia mai spezzato....e tutto questo,questo dolore,risentimento e anche quest'ingenuità io le porto via con me ora,lontano dal tuo freddo,lontano dall'inverno che cerchi di iniettarmi dentro . Vado via da te che non sai niente,non sei niente,non vali niente. Vado via ferita,ma piena,tu trionfi splendido,ma vuoto. Ed il giorno in cui verrà la primavera mi vedrai ridere ancora,mentre tu stanco di fingere sarai solo acqua che si confonderà con quella delle lacrime che ho versato per te per diventare melma senza sostanza nè importanza. Sono un fiore che non hai saputo cogliere,sono il gioco in cui avresti vinto il mondo,ma tu sai solo barare.
Addio a te e quello che rappresenti,addio al tuo mondo di pagliacci ed al tuo paradiso di incertezze.
Dedicato ad Andrea...

mercoledì 21 marzo 2012

La bottega dei dolori-la signora Francini

Il quarto racconto della raccolta...
La signora Francini
Buonasera è lei la signorina Francini?
Bella domanda,mi viene da sorridere di fronte a questo sconosciuto con la giacca gialla delle PosteItaliane che mi guarda curioso dietro un paio di occhiali troppo spessi.Chino la testa e sciolgo i capelli ancora bagnati ,li scuoto un pò sulle spalle in modo che prendano forma e mi specchio in quelle due lenti spesse ed appannate dell'uomo di fronte a me" Può darsi".
"Dovrebbe firmare qui" ora è chiaramente imbarazzato...le persone che vanno a casa della gente forse dovrebbero imparare a capire quanto quelle porte aprano l'ingresso nei loro cuori,cuori ed anime che altrimenti sarebbero per sempre rimaste ignote,sconosciute. Le persone che vanno a casa della gente con le giacchette gialle e gli occhiali spessi forse non sono altro che angeli che non hanno la forza di manifestarsi ed allora diventano specchi,specchi in cui io stasera mi scruto per cercare di trovare ,sotto i capelli rossi bagnati ,quella parte di me  che è la signorina Francini.
Alzo lo sguardo ed incrocio quello dell'uomo che mi sta porgendo una cartellina ed una penna" non firma signorina?";in quell'attimo gli do la possibilità di conoscermi nel profondo,più di qualsiasi altra persona della mia vita,più di me stessa. Per questo lo invito ad entrare,per farmi raccontare quella parte di me che non riesco a trovare,per cercare di rispondere a quella domanda che ha preteso di farmi piombando nel mio universo stasera.
Lui accetta il mio caffè,forse troppo imbarazzato per dire di no.Lo vedo sfregarsi nervosamente le mani sul divano blu notte in soggiorno,mentre io sto davanti a lui inpiedi.Ancora in accappatoio.I capelli sono quasi asciutti. Devo avere il mascara colato fin sotto le guance. Quando ero piccola e piangevo,mia madre mi accarezzava il viso e mi ripeteva,come se fosse una preghiera:"sono lacrime o è solo pioggia?".A volte quando piango me lo chiedo ancora,ed ancora oggi come una volta non so trovare risposta.
L'uomo mi porge un fazzoletto col quale mi pulisco il viso,resto a fissare le macchie nere sulla carta e mi viene di nuovo da ridere" penserà che sono pazza"
"io non so nulla signora,non sò neppure se lei è la signora Francini"
"non lo so neppure io" altro singhiozzo...o risata.
Mi sento come nelle giornate di inizio Primavera,quando non si capisce più se fa bello o brutto,se puoi sdraiarti a prendere il sole oppure devi correre a comprarti un ombrello.
"Se può esserle utile...mi chiamo Marco" mi porge la mano sudaticcia ed io la stringo
" chi l'ha scelto il suo nome marco?"
"prego?"
"il suo nome,chi l'ha scelto?"
"non saprei...."balbetta
"non lo ha mai chiesto?"
Scuote la testa ed io rido ancora,stavolta per davvero" io mi chiamo Rosa come il cielo"
"il cielo non è Rosa...."
"il mio lo è,altrimenti non mi chiamerei così".
Annuisce pensieroso ma sicuro,si toglie gli occhiali e si massaggia le tempie" Rosa Francini..." ripete più a se stesso che a me."è un bel nome".
"i nomi sono gabbie,ci soffocano.Come i corpi"
"ma la sua è una gabbia molto bella,in entrambi i casi"
"le gabbie sono solo..." mi interrompo e con le dita sfioro il tessuto dell'accappatoio dalle spalle fino ad arrivare alla cintura in vita che slaccio lasciando che il tessuto cada sul palquet. Resto così,inpiedi,nuda e gocciolante.
Sono lacrime o pioggia di un cielo rosa quelle che cadono dal mio corpo?
 Gli occhiali di Marco sembrano ancora più appannati,la sua giacchetta gialla ancora più gialla..." Sono solo che cosa?" la sua voce trema,i suoi occhi girano per la stanza cercando in tutti i modi di non posarsi sul mio corpo nudo.
"Gabbie" sussurro avvicinando il mio viso al suo..."è così importante?" sono sempre Rosa Francini,e se non lo sono più significa che non lo sono mai stata....che era il mio mascara,il mio accappatoio,i miei capelli bagnati a darmi quel nome. arruffo i capelli già arruffati del postino e poi gli sfilo piano gli occhiali dal viso,il mio respiro sfiora le sue labbra e lo inebria,lo incanta come il più pericoloso dei veleni.Mi metto gli occhiali e gli porgo l'accappatoio" ecco,ora io sono Mario e lei è Rosa,giusto?".
" in questo caso sarebbe lei che dovrebbe firmare,poi tra l'altro per cosa?"
" non ricordo più..."
" non era importante"
"per lei nulla è importante,Signora Francini"
"e per lei lo sono troppe cose inutili come i nomi,gli abiti,il colore del cielo..."
" sono solo fedele alla realtà"
" sta solo scappando da se stesso"
"anche lei Rosa"
"almeno io so da cosa scappo..."
Mi rimetto l'accappatoio ormai gelido e mi sdraio sul divano accanto a Marco,che mi sistema gli occhiali sul volto e mi accarezza i capelli" se lei fugge da se stessa signorina Rosa,sta fuggendo da un angelo,da un temporale di fuochi d'artificio,da due perle nere incastonate tra i suoi occhi...."
"sto fuggendo da un corpo che sa soddisfare ma non essere soddisfatto,sto fuggendo dalle lacrime nere di mascara,sto fuggendo da un ti amo urlato e mai ricambiato,sto fuggendo dalle giornate passate ad aspettare qualcosa di nuovo da amare odiare o semplicemente cercare,sto fuggendo da un'orizzonte di cui so solo il colore...."
Mi bacia,un bacio sottile come un soffio di vento ghiacciato,ma caldo come le labbra di un uomo che si sta perdendo in un gioco da cui non ha la forza di scappare,un gioco di seduzione e mistero in cui si fa prendere,in cui si diverte a perdere perchè finalmente si riconosce mentre la sua lingua scotta nel mio palato ed i suoi denti pizzicano strappano mordono la carne..." io fuggo dalla gente come lei,gente che fa di tutto per essere viva"
"vivere fa male eh,Marco?"
"a lei piace farsi male...."
"a me piace vivere"
Mi bacia ancora,forse per sfuggire al peso del silenzio,forse per assaggiare il dolore dalle mie labbra,forse per sfidare la sua paura attraverso il mio corpo che smette di essere carne e torna ad essere un freddo specchio in cui gli uomini si confrontano per trovarsi sempre un pò meno umani di come si erano lasciati.Mi bacia e mi sfiora le guancie,le palpebre,i capelli.Mi bacia e non si accorge neppure che i suoi occhiali sono caduti a terra spaccandosi in due,come due parti dello stesso pianeta,due raggi dello stesso sole...come io e lui,che ci riconosciamo l'uno nell'altra pur essendo sconsciuti. Perchè a volte solo chi non ti conosce può capirti nel profondo,non essendo mai stato vittima dell'inganno che hai voluto architettare,della parte che hai voluto recitare,della maschera in cui a forza ti sei rifugiato. Marco mi conosce perchè non saprà mai niente di me,mi conosce perchè non sà dei miei 40 anni,dei miei due figli che stasera dormono a casa dei nonni,di mio marito che è va a lavorare da vent'anni alle otto del mattino , che torna a casa da vent'anni alle sette e trenta di sera e che io aspetto da vent'anni sempre affacciata al balcone.Marco non sa niente delle bottiglie di vino nascoste nell'armadio,del giorno in cui le ho rovesciate sul mio vestito da sposa e mentre guardavo quel bianco tingersi di rosso scuro sentivo finalmente quella stoffa così simile alla mia anima. Marco non sa del mio appartamente in affitto,non sa che io so che mio marito nasconde le schedine ed i numeri delle linee erotiche dentro le riviste da golf in bagno e dietro i suoi baci freddi ed i suoi "Va tutto bene" che ci faranno presto perdere tutto ciò che abbiamo per un vizio che è la più chiara manifestazione dell'incapacitrà di amare. Marco non sà che,nell'appartamento affianco al mio proprio sullo stesso piano la signorina Francini è seduta sulla sua poltrona tamburellando impazziente le dita sul bracciolo di seta rossa e gicando nervosamente coi capelli biondi in attesa di un pacco che non arriverà mai.
Stacco le mie labbra dalle sue e volto la testa,lui si scosta da me e si rialza,raccoglie gli occhiali e li infila in tasca. le sue mani tremano. Si dimentica di farmi firmare la cartellina,il pacco resta abbandonato all'ingresso...chissà cosa contiene,chissà se lo darò alla signora Francini domattina.
Lo accompagno alla porta,è il tramonto" guardi il colore del cielo" gli dico "è rosa...."
Vado alla finestra,ancora in accappatoio.
Non ho più freddo,anche se fuori il cielo si sta addensando di nuvole grigie.
Un temporale.
L’acqua cade bagnando il mio viso ed i miei capelli rossi che erano finalmente asciutti.
Il mascara cola di nuovo sulle guancie fredde.Saranno lacrime o pioggia?
Stasera so trovare la risposta,stasera so che è solo pioggia…

mercoledì 8 febbraio 2012

La bottega dei dolori_Rossella e Marco

Il terzo racconto della raccolta ...
Rossella e Marco
Io Rossella,accolgo te,Marco,come mio legittimo sposo,per amarti ed onorarti,in salute ed in malattia,in ricchezza e in povertà,finchè morte non ci separi...Davanti a questa chiesa,a questo Dio che io prima d'ora non ho mai neppure pregato,di fronte a questa purezza bianca in cui forse non avrei dovuto mascherarmi,di fronte a parenti che saluterò e ringrazierò pur non avendoli mai visti prima...di fronte alla città in festa,Marco,io giuro di essere tua per sempre. Giuro di amarti ogni sera,anche quando tornerai a casa ubriaco e vomiterai sul mio cappotto nuovo,prometto di onorarti anche quando piangerai come un bambino di fronte ad un estratto conto,prometto di essere accanto a te quando,forte ed in salute,mi prenderai in giro per le mie cosce davanti ad i tuoi amici e quando,ubriaco,incazzato o solo piu consapevole,ti accuccerai accanto a me in quel nostro letto troppo grande per chiedermi di leccarti le ferite. Prometto di amarti quando avrai soldi per comprarti nuovi giocattoli e quando saremo troppo poveri per poter uscire a cena. Marco,davanti a questi parenti sconosciuti,davanti a un abito bianco che è solo una bugia,davanti alla città in festa mi lascio baciare come non farai mai piu,come se non avessimo altro tempo a disposizione se non quest'attimo,ed in questo momento l'amore non c'è neppure bisogno di chiamarlo,è quì e lo sentiamo tra le nostre labbra dolci e roventi.Un giorno mi hai detto che tutto alla fine torna,proprio come un cane fedele,come un boomerang,basta aspettare...Ed io attendo,attendo quell'amore consumato in quel bacio sull'altare,attendo quelle promesse sulla porta ogni sera;ti aspetto come moglie fedele,come madre ansiosa e come amante impaziente.Aspetto il momento in cui entrarai in casa per baciarmi ancora,per guardarmi finalmente di nuovo negli occhi e per farmi sentire quelle campane che quel giorno hanno suonato per noi così allegre.Aspetto il tuo ritorno,Marco,mentre tu ti aggiri per i corridoi della nostra casa come uno spettro ,e come uno spettro scompari ogni sera per tornare la notte meno fantasma ma piu uomo,piu ubriaco,piu crudele.Ed i tuoi colpi quelle notti,sono sempre meno da uomo e piu da mostro,che mi ama nel modo piu violento che possa esistere..ma è pur sempre amore,no? Quello che tu fai tutte le volte che mi picchi e mi violenti non è forse amarmi anche se nel modo piu sbagliato dei modi? Devo crederci,Marco amore mio,devo crederci perchè solo così tutto questo smette di fare male.
Raccontano di un uomo che aveva perso la vita durante una spedizione in mare e della sua donna che lo attese tanto a lungo e con così tanta costanza lì,sulla scogliera dalla quale lo aveva visto partire che gli angeli si commossero per quell'amore smisurato e la trasformarono in pietra,in modo che potesse sopravvivere ed attendere il suo amore per sempre...chissà se Dio,se gli angeli si sono accorti anche di me,chissà se un giorno arriverà qualcuno a trasformarmi in pietra. Per aspettarti per sempre.

La bottega dei dolori-Cecilia

Il secondo racconto della raccolta...


Cecilia
Le ragazze dei quartieri di lusso hanno tutte le borse firmate e la pelle splendida

Le ragazze dei quartieri di lusso abitano in case grandi,guidano macchine grandi e studiano in scuole grandi.

Le ragazze dei quartieri alti non si ammalano mai e se lo fanno,lo fanno sempre con classe.Le ragezze dei quartieri alti non prendono mai la febbre,ma una leggera influenza,non hanno mai la dissenteria,ma un'intossicazione alimentare,non hanno mai le mesturazioni,ma sono indisposte.

Le ragazze dei quartieri di lusso hanno tutte i capelli lunghi e ben curati,la coda per andare a scuola e lo chignon per le lezioni di danza.

Le ragazze dei quartieri di lusso sono ombre,ombre dipinte nelle loro gonne al ginocchio e collanina di perle,ombre dipinte in sorrisi tirati e sguardi fugaci,ombre dipinte nelle conversazioni educate e formali,ombre scavate nei solchi dei loro occhi coperte dal piu costoso dei fondotinta.

Le ombre delle ragazze dei quartieri di lusso le trovi ovunque,nelle biblioteche,nei bar,a leggere sulle panchine nei parchi,a fare acquisti nelle boutique. Loro,le ragazze,le donne,la loro carne devi cercarla fuori dal lusso,sotto i loro letti...è li che si rifugiano,pregano ,piangono,si sporcano,si ammalano e muoiono.

Sotto il mio letto c'è solo polvere,ma almeno in mezzo allo sporco mi ritrovo,ritrovo quel pezzo di me che ancora respira e che non è solo l'etichetta di me stessa :Cecilia,ragazza dei quartieri alti. La mia vita è stata tutta un NON: Cecilia non mangiare questo,Cecilia non parlare con quest'altro,Cecilia non metterti quello,Oh cielo Cecilia questo non si dice.Mia madre è stata la regina indiscussa di questa mia prigione di imposizioni tanto assurde quanto banali;la sua preferita era quella che sfoggiava ogni volta che provavo a non nascondere il mio dolore e la mia mancanza di sicurezza in quella società che lei tanto amava,ma in cui io non riuscivo a trovare un posto. "Ti prego Cecilia,smettila di essere così infelice" mi diceva,con quel tono...disgustato,come se il mio dolore fosse troppo di basso livello per il suo cuore nobile. Ricordo così bene il suono nauseante di quelle sue parole cattive e sprezzanti che si insinuavano in me come tatuaggi sotto la pelle che la notte non mi facevano dormire,si animavano e mi chiamavano per nome :"Cecilia,Cecilia,perchè sei così sbagliata? Cecilia perchè non sei in grado di essere felice","Cos hai che non va Cecilia". "Niente! Niente!NIente" gli urlavo io nel sonno :"Non ho niente che non vada voglio solo essere me stessa,voglio solo trovare un posto per il mio dolore".Ma le voci continuavano sotto la mia pelle e la dilaniavano,la facevano bruciare come ortiche ed allora dovevo svegliarmi e correre veloce in bagno per strapparmele di dosso,per sradicarle da dentro la mia carne dove si erano così facilmente insediate. E non mi sentivo libera e vuota finchè anche l'ultimo di quegli spettri non era scivolato via assieme al sangue della mia carne che bruciava,bruciava,bruciava ancora ma di un dolore diverso e quasi piacevole. Il mio dolore dolce,lo chiamavo e per me era tanto buono che lo leccavo,quel nettare dolce di vita e liberazione,mi leccavo le ferite come una madre fa con i suoi piccoli,mi lavavo come vittima e mi assolvevo come carnefice di quel delitto sbagliato,malsano,folle ma che almeno mi apparteneva in tutto e per tutto.

Sono Cecilia,una ragazza di 18 anni dei quartieri alti,la mia pelle e splendida,le mie borse sono firmate,abito in una casa grande,guido una macchina grande e studio in una scuola grande.Ho i capelli lunghi ben curati,la coda per andare a scuola e lo chignon per le lezioni di danza. Sono Cecilia,una ragazza di 18 anni dei quartieri di lusso,e se volete conoscermi guardate sotto il mio letto.

La bottega dei dolori-Alice

E' da tempo che ho questo progetto abbandonato in una cartella del Pc. Ho voluto renderlo pubblico in modo che questo possa spronarmi a riprendere a lavorarci sopra.
Si tratta di una raccolta di racconti brevi che hanno come protagoniste delle donne più o meno giovani accumunate da una grande sofferenza,un dolore con cui convivno e si confrontano. Non sono racconti di denuncia,nè che hanno il fine di commuovere,io li chiamerei più che altro degli studi su come la donna si confronta e convive con la propria sofferenza.
Sono testi semplici e musicali,scritti per essere ascoltati più che letti.
Spero che li apprezzerete...
Il primo racconto che posterò è anche il primo che ho scritto ed è diverso da tutti gli altri. Capirete da soli il perchè...buona lettura

Alice
Di Alice ricordo solo gli occhi,o meglio un occhio. Castano come il mare,si perchè il mare non è l'acqua fredda che riflette i colori del cielo,è quello che c'è sotto sul fondale...la sabbia umida e calda,scura come l'animo che l'acqua cerca in tutti i modi di nascondere sotto quel celeste ingannevole. Di Alice ricordo solo gli sguardi,o meglio uno sguardo una sera che eravamo sul balcone,lei sempre con la sigaretta ed io non avevo ancora il pigiama,anche se era tardi ed avevo davvero sonno...allora le ho tirato la manica della vestaglia,ma lei non mi ascoltava,cantava una ninnananna con la voce tanto bella quanto roca e stonata che era come il suo corpo,tanto dolce e fragile quanto duro e inspiegabilmente saturo di una cattiveria gratuita che scagliava su di me,che avevo sette anni e volevo solo il mio pigiama.

Di Alice ricordo anche il suo sorriso freddo su labbra calde d'amore che riservava solo per se stessa e per la sua sigaretta che baciava come non aveva mai fatto con me...quante volte ho voluto essere quella sigaretta,quante notti ho sognato di accoccolarmi accanto al suo viso e lasciarmi fumare,consumare da lei fino alle ossa...Ricordo che quella notte non mi sorrideva,neppure mi guardava.Era rapita dalla luna e dal suo canto sempre piu triste.Mamma mamma il pigiama!! Sussurravo,poi piagnucolavo e dopo quasi strillavo e allora lei mi diceva,sempre guardando il cielo nero,di non chiamarla mamma ma AliceAlice solo e sempre Alice. E i suoi occhi erano chiusi come porte a cui io bussavo,come il mare bussa sugli scogli,come un bambino bussa al cuore della madre che dovrebbe essere sempre spalancato ed accogliente come un forno in cui io avrei tanto desiderato bruciare...Ed i suoi occhi per me non c'erano, mi raccontavo che un mostro glieli avesse cavati e ne avesse fatto due pietre preziose che ora erano nascoste chissà dove,forse proprio nel cielo dove guardava quella sera,oppure inglobate nel profondo e buio vuoto sotto di lei,appoggiata alla ringhiera del balcone.

Di Alice ricordo solo che credeva negli angeli,mi raccontava che nella nostra casa ce ne erano tanti e che dovevamo parlare,cantare e pregare con loro,che dovevamo cercarli con tutte le forze.Ed io allora li cercavo dappertutto,sotto i letti,nei cassetti,dietro i cespugli del giardino...cercavo gli angeli che avrebbero fatto ridere Alice,e quando ho capito che non si sarebbero mai fatti trovare ho iniziato a pregare pregare pregare e nelle mie preghiere gli parlavo,parlavo anche ad Alice che nella realtà non mi ascoltava...ma c'era un angolino dove sapevo con certezza che si fossero nascosti tutti gli angeli per custodire il pezzo di Alice che era la mia mamma.

Di Alice ricordo solo gli occhi,o meglio un occhio che si apre su quel balcone,come uno squarcio di giorno nella tenebra ed io gli sorrido perchè ad un occhio così bello non si può non sorridere dimenticandosi il sonno,il pigiama,il freddo e papà che ancora non torna a casa. Di Alice e del suo occhio caldo ricordo che non si ricordava di non sapere volare e che su quel balcone,forse,voleva raggiungere gli angeli...Ed io che ero solo un bambino non potevo spiegare ad Alice ed al suo occhio che gli angeli li avevo fatti entrare dentro di me,li avevo nascosti li da tanto tantissimo tempo e li conservavo solo per lei.

Libera nos a malo

Libera nos a malo...
Gesù
Dio misericordioso che ci guardi da lassù...
da talmente in alto che ci puoi vedere e,dicono,proteggere tutti.
Dio,Signore dei cieli che mi appartengono ma che non conosco
e chi mi accettano,
ma di cui non sono degno
Dio padrone delle mie carni e della mia libertà
ti chiedo scusa oggi se mi hai creato peccatore
ti chiedo scusa perchè sono felice
ti chiedo scusa perchè nel dolore soffro e non gioisco.
Altissimo onnipotente che hai il mio corpo,le mie ossa,la mia anima nelle tue mani
ti chiedo di succhiare via da me ogni traccia di veleno
anche se il veleno è il più dolce sangue che potrà scorrermi nelle vene
ti chiedo di strappare dalle mie carni tutto il male,tutto il mio peccato...
Liberami,liberaci Dio misericordioso,liberaci da quell'amore che è demonio perchè....
liberaci dai nostri perchè.
Liberaci dall'amore che è forza,che è passione,che è vita,che è la nostra vita.
Liberaci dal male che ci fa urlare,gemere,sudare...
quel male che ha il profumo della nostra pelle,delle nostre lacrime,dei nostri sessi
quel male che ci fa uomini ogni giorno di più.
Non lo conosci Dio onnipotente? Eppure qualcuno ha scritto che tu ci hai creati uguali a te...  


Ligabue:"Libera nos a malo"
Oh mamma,mamma! Che cosa ho fatto?
Son scivolato ancora dentro un letto!
Oh mamma,mamma! Che devo dire?
O era amore o somigliava bene
Ooohh mammaa!
Mi hanno creato tutto sbagliato
Oooh mammaa!
Però non riesco a capire il mio peccato
Libera nos a malo
però il mio male qual è?
Libera piano piano
e ci scordiamo com'è
Libera nos a malo
toglici pure il perchè
libera,libera,libera,libera,libera,libera
Oh mamma ,mamma! Sarò cattivo,
ma sono carne e sangue insomma vivo
Eccomi mamma! Col capo chino
come castigo,perchè castigo?
Oooh mammaa! Lei stava bene,io stavo bene
Oooh mammaa! O è proprio questo che non si può dire?!
Libera nos a malo
però il mio male qual è?
Libera piano piano
e ci scordiamo com'è
Libera nos a malo
toglici pure il perchè
libera,libera,libera,libera,libera,libera
Ho il tuo numero di casa andando dietro me
e al ritorno chiedo scusa
e non so perchè
giù le mani,giù i pensieri
giù tutto il corpo
giù tutto te
giù le mani,giù i pensieri
giù tutto il corpo,
giù tutto te
giù le mani,giù i pensieri,
giù tutto il corpo,
giù tutto te all'inferno
giù le mani ,giù i pensieri
giù tutto il corpo
giù tutto te
Libera nos a malo
però il mio male qual è?
Libera piano piano
e ci scordiamo com'è
Libera nos a malo
toglici pure il perchè
libera,libera,libera,libera,libera,libera

domenica 8 gennaio 2012

La modella bionda...

Navigando su internet ho trovato questa notizia:una modella americana di 25 anni è stata arrestata per aver sequestrato e torturato il suo ex ragazzo. La giovane ha confessato ed ora dovrà scontare 5 anni di carcere.L'hanno trovata così i polizziotti,con una felpa grigia sgualcita,i capelli biondi unti sulla fronte e gli occhi segnati da righe scure mentre puntava con mani tremanti una pistola alla tempia del ragazzo urlandogli con voce spezzata dai singhiozzi :"Love me,love me". E non c'era niente di angelico in quella figura,niente di perfetto in quella ragazza che,col più sconsiderato e forse folle deigesti,smetteva di essere un fantoccio di carta su una rivista patinata e diventava semplicemente...umana. L'umanità trasudava in quella stanza,la si poteva sentire nel terrore che aleggiava negli occhi del ragazzo inerme,ma soprattutto nello sguardo di lei,vera vittima di un suo stesso gioco,di una sua stessa pazzia,di una sua stessa richiesta alla quale lei,creatura perfetta e ammirata, non può accettare un rifiuto.Eppure il rifiuto è lì davanti a lei,ha il suo stesso odore e la chiama per nome..ed allora fa paura,ci si deve nascondere,si deve strappare un pò d'ammirazione ed amore dalla carne altrui a costo di torturare,ferire scorticare. Fa male sentirsi umani,fa male a tutti,figuriamoci ad una ragazza che probabilmente la sua umanità ha sempre cercato di nasconderla,una ragazza che ancheggiando sulla passerella e mordendosi le labbra nelle foto si faceva conoscere,o meglio faceva conoscere quella parte di lei che non era lei in modo da nascondere al sicuro ciò che invece le apparteneva. Ma non puoi fingere in eterno di non amare o soffrire,non puoi essere plastica per sempre. Si sà,il cuore è bastardo e prima o poi deve fare sapere a tutti che esiste...e lo fa,di solito,nel più sbagliato dei modi;perchè il cuore non ascolta la testa o il corpo,perchè al cuore non gliene frega niente di ancheggiare nelle passerelle o mordersi le labbra nelle riviste.Il cuore vuole solo esserci ed essere amato al punto da fare male e farsi male,vuole solo ciò che è suo ovvero l'amore. Ed arriva a desiderarlo spasmodicamente,a pretenderlo,a cercare di rubarlo,strapparlo di mano a chi non vuole concederglielo...in quella felpa grigia ,con gli occhi azzurri infossati nel viso sconvolto e le labbra livide che non aveva più la forza di mordere la modella bionda riversava addosso al mondo tutta la sua umanità,tutto il suo cuore nudo e pulsante,tutto il suo vuoto che aveva bisogno di colmare. Sarà strano,ma credo che anche lei stessa non si sia mai sentita così bella come quel giorno in cui teneva quella pistola in mano.
Gliel'hanno strappata dai palmi sudati e tremanti i poliziotti,mentre slegavano il ragazzo e lei,di nuovo bambola inerme e fredda ,cadeva tra le loro braccia per farsi trascinare via,ancora una volta via da lei e dalla sua vita,via dai suoi sentimenti per tornare a qualcosa che non gli appartiene,per fare altre foto,per raccontare altre storie... Tuttavia l'avventura è finita bene dicono i giornali,il ragazzo si è salvato e nessuno è stato ferito o ucciso.
Eppyure a me sembra di sentire ancora l'urlo disperato della ragazza:"love me,love me"....e quel silenzio che ne segue ha lo stesso fragoroso suono di un colpo di pistola.